Covid-19: camminare in consapevolezza per la fase 2
Ecco, ci siamo.
Questa riapertura, seppur controllata, è arrivata ed io mi interrogo su come sarà.
Per cercare delle risposte o semplicemente per aiutarmi a riflettere su quello che abbiamo vissuto, ho chiesto supporto alla Dott.ssa Rossella Colonna che, come potrete intuire, è mia sorella.
Le parole che leggerete spero che aiutino anche voi ad acquisire una semplice consapevolezza: in questi primi giorni riscopriremo la bellezza delle cose semplici, anche di una passeggiata e forse questo ci aiuterà a sentirci sani, belli, vivi!
Con questo auspicio, auguro ai pazienti ancora ricoverati, con tutto il cuore, di godere al più presto di una bella passeggiata.
Buona lettura!
“Cosa ho imparato da questa quarantena?” sarà probabilmente una tra le tante domande che continueremo a farci nei mesi a venire, sopratutto se questo periodo di isolamento e ristrettezze, psicologiche e non solo, si sarà rivelato spazio intimo di riflessione su di sé e sul mondo.
Qualsiasi sia stata l’esperienza personale, è altamente probabile che tutti, chi più chi meno, ne usciremo trasformati e la resilienza di ognuno giocherà un ruolo fondamentale per la ricostruzione della propria identità.
Ciò che saremo chiamati a fare, nel rispetto delle prossime direttive ministeriali di quella che viene chiamata Fase 2, sarà senza dubbio di non sprecare l’opportunità di essere migliori, di stare bene, di vivere pienamente, di essere mindful, per esempio.
Che significa “essere mindful”?
Significa vivere pienamente il momento presente, godendo di ogni sua sfaccettatura come se la incontrassimo per la prima volta, respirandone i colori, gli odori, i suoni nella loro interezza, esattamente per come sono, così come si presentano all’attenzione.
“Ritornare a camminare” in maniera consapevole, mindful appunto, potrebbe essere l’approccio migliore per non disperdere il contatto con sé di cui si è fatta esperienza in questi mesi, chiusi nelle proprie abitazioni in un tempo sospeso, lontani dalle certezze della propria quotidianità.
Camminare è un po’ il simbolo della nostra vita, dice Mario Thanavaro, maestro spirituale buddista di scuola theravada, e farlo consapevolmente significa “lasciare andare continuamente, passo dopo passo, momento dopo momento, le proprie sicurezze per abbandonarsi ad un altro passo, al di là del conosciuto, perché ogni passo non sarà mai come quello precedente”.
Portare l’attenzione mentre si cammina significa “camminare nel momento stesso in cui si sta camminando” ed è una pratica, questa, che se diventa nuova e sana abitudine, ci offrirà la possibilità di andare a fare la spesa o a lavoro o una passeggiata, senza precipitarsi come sempre, da una parte all’altra, finché, esausti, non abbiamo finito.
Camminare in consapevolezza come ottimo antistress, quindi, per tutte quelle di situazioni in cui la mente è presa a rimuginare su uno scenario difficile appena vissuto o è preoccupata per ciò che potrà accadere in futuro.
La mente divaga ed è un meccanismo normale, ma se cominciamo a disinnescare il “pilota automatico” e a portare l’attenzione alle sensazioni del corpo, coordinando il movimento con il respiro e radicando la mente nel momento presente, la “semplice” esperienza del camminare sarà più vivida ed interessante.
“Ovunque tu vada ci sei già”, dice Jon Kabat- Zinn, medico statunitense fondatore e direttore della Clinica per la riduzione dello stress presso l’Università del Massachusetts, non affannarti dunque ad arrivare dove ancora non sei. Cammina ma resta qui, resta con te”.
di Rossella Colonna, psicologa psicoterapeuta, istruttrice Mindfulness